GENITORIALITA': Dal Proprio Vissuto alla Funzione di Genitore

Quali sono i principi fondamentali, gli elementi essenziali della relazione genitore-figlio, che facilitano lo strutturarsi della comprensione interna e della relazione interpersonale?

In che modo i nostri vissuti come figli influenzano il nostro essere genitori? Come uscire dalla crisi generata dalla "trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento", secondo cui si riproporranno coi propri figli le stesse modalità (a volte deprecate e da cui ci si vuole scostare) agite dai propri genitori?

 

In questo articolo provo a offrire qualche spunto di riflessione, qualche piccola goccia su cui soffermarci nel difficile quanto magnifico viaggio nella genitorialità.

 

Nel mio percorso di studi spesso ho letto della "trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento", ossia il ripetersi da una generazione all'altra delle dinamiche genitoriali, da un punto di vista non solo educativo, ma anche e soprattutto affettivo. Ho visto molti genitori andare in crisi per questa teoria, spaventati all'idea di ritrovarsi a essere coi propri figli ciò che hanno tanto deprecato nei propri genitori.
Gli studi nel campo dell'attaccamento e delle neuroscienze, per fortuna, rivoluzionano queste teorie, ridando speranza ai genitori feriti e in cerca di riscatto.

Lo sviluppo nel bambino di un attaccamento sicuro verso i genitori è strettamente correlato alla capacità di questi ultimi di comprendere le proprie esperienze infantili; questo lavoro è tanto importante quanto difficile, se consideriamo in particolare le esperienze che giudichiamo come negative: queste ci preoccupano e ci allarmano, se pensiamo di poter mettere in atto quei meccanismi e quei comportamenti dei nostri genitori sui nostri figli, andando così a far vivere anche a loro quegli stessi momenti di sconforto, di tristezza, di disagio o di malessere. Le ricerche può recenti, però, ci regalano la consapevolezza che le esperienze dei primi anni di vita non determinano il proprio destino: se abbiamo avuto un'infanzia vissuta come problematica, ma siamo riusciti a capire il senso di quelle esperienze difficili, non dobbiamo per forza ricreare interazioni negative analoghe coi nostri figli.

In altre parole, non possiamo cambiare ciò che ci è successo da bambini, ma possiamo cambiare il nostro modo di pensare a quegli eventi: ciò che è veramente importante per i nostri figli, dunque, non è quanto è successo a noi nel passato, ma il modo in cui siamo riusciti a elaborare e a comprendere tali avvenimenti.

Quando è bene maturare questo livello di comprensione? Prima di avere un figlio? Durante la gravidanza? Giorno dopo giorno dopo la nascita?

Non c'è una risposta giusta a questa domanda (nemmeno "prima di avere un bambino"), perché un determinato vissuto del passato può non presentarsi come problematico a comando, ma possiamo viverlo come tale solo quando un evento di vita ci scatena ricordi e reazioni che lo inquadrano sotto la giusta luce. E' importante, quindi, sapere che l'opportunità di crescere e cambiare ci è data lungo tutto il corso della nostra esistenza, grazie al lavoro che possiamo fare sul nostro vivere la genitorialità: in modo consapevole, disponibile, flessibile, recettivo e gioioso.

Consapevolezza

"E' all'interno delle interazioni emotive che stabiliscono con noi che i nostri figli sviluppano un più profondo senso di sé e la capacità di mettersi in relazione con gli altri", dice Siegel: a noi, quindi, viene chiesto di essere genitori consapevoli.

Che cos'è, dunque, la consapevolezza nella genitorialità?

E' la base della nostra capacità di costruire relazioni significative e implica il vivere nel presente, consapevoli dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti e nello stesso tempo pronti a percepire quelli dei nostri figli.

E' anche la capacità di prestare attenzione ai nostri stati e ai nostri processi interni: quando siamo turbati da elementi del passato o preoccupati rispetto al futuro, siamo fisicamente presenti, ma mentalmente assenti; è vero che i nostri figli non hanno costantemente bisogno della nostra totale attenzione e disponibilità, ma è innegabile che sia fondamentale per loro sentirci presenti nelle interazioni che richiedono coinvolgimento emotivo.

Essere genitori consapevoli, quindi, significa agire intenzionalmente, ossia essere in grado di scegliere i comportamenti che rispondono alle esigenze emotive dei nostri figli. E solo noi siamo in grado di sapere qual è il bisogno emozionale di nostro figlio: alcune volte lo sapremo per istinto ("sei sua madre / sei suo padre, lo devi sapere", ci sentiamo spesso dire), altre volte lo dovremo imparare.

Disponibilità ad Apprendere

"Se consideriamo le nostre esperienze di genitori come un'opportunità di apprendere cosa nuove, possiamo continuare a crescere con i nostri bambini", ci dicono Siegel e Hartzel.

Per fare ciò, abbiamo bisogno di due compagni di viaggio: mente aperta e volontà di scoprire nuovi mondi.

Una mente aperta ci offre l'opportunità come genitori di continuare ad apprendere mentre riflettiamo sulle nostre esperienze, a partire da punti di vista inediti e costantemente soggetti a cambiamenti. Basta, in sostanza, cambiare prospettiva.

Quando ci disponiamo a scoprire nuovi mondi, ci concediamo come genitori di generare nei nostri bambini un atteggiamento aperto nei confronti del mondo, mentre alimentiamo la loro curiosità e li sosteniamo nelle loro esplorazioni dell'ambiente. Anche qui, quello che ci viene richiesto è un cambio di prospettiva rispetto a quelle che sono le nostre convinzioni e le nostre credenze pregresse.

Flessibilità di Risposta

Flessibilità di risposta: un altro modo per dire di non essere impulsivi nelle reazioni, ma di darsi del tempo per elaborare un comportamento più funzionale alla crescita del bambino. Non è forse quello che chiediamo ai nostri figli?

La flessibilità di risposta è la capacità di operare una selezione fra una grande varietà di impulsi, idee, sensazioni e altri processi della mente e di arrivare a una scelta che si traduce in una risposta mediata e non automatica, coinvolgendo la nostra capacità di ritardare le gratificazioni e di frenare i comportamenti impulsivi. In altre parole, invece di reagire a una situazione in modo automatico e istintivo, possiamo riflettere e produrre intenzionalmente un comportamento che intimamente riteniamo adeguato.

In quanto genitori, però, è necessario riuscire a raggiungere un certo equilibrio fra flessibilità e definizione di regole e limiti, di cui il bambino ha e continuerà ad aver bisogno: possiamo noi stessi imparare a costruire questo equilibrio cercando di favorire anche nei nostri bambini lo sviluppo di un'analoga capacità di risposta flessibile: proponendo loro di scegliere fra una gamma di opzioni possibili abbiamo a nostra volte già scelto di fermarci e vagliare le nostre opzioni possibili.

Capacità di Percepire le Menti

Che cos'è la mente?

A questa domanda ci sono mille e più risposte, ma nell'ottica che stiamo seguendo possiamo dire che la mente è il livello più profondo alla base di ogni comportamento, dove si trovano le radici di motivazioni e azioni.

La nostra mente, così come si crea immagini di idee e di oggetti, è in grado di creare simboli che rappresentano la mente stessa ed è da questa capacità che dipende la nostra possibilità di percepire le menti.

 

Questa capacità, spiega Siegel, ci permette di considerare i pensieri, le emozioni, le percezioni, le sensazioni, i ricordi, le convinzioni, gli atteggiamenti e le intenzioni nostre e altrui: sono questi gli elementi fondamentali della mente, che possiamo percepire e utilizzare per comprendere noi stessi e i nostri figli.

La capacità di percepire le menti, dunque, ci consente di "vedere" le menti dei nostri figli attraverso i segnali che da loro percepiamo e di andare oltre la superficie di un'esperienza e, nello specifico del rapporto con i nostri figli, ci permette di stabilire interazioni basate sull'empatia e sulla comprensione emotiva.

 

Gioia di Vivere

"Quando i genitori si sentono sotto pressione e travolti da una vita piena di impegni, difficilmente riescono a gestire in modo sereno e completo la loro vita familiare", dice Siegel, ed è, questa, una sensazione che prima o poi tutti i genitori hanno sperimentato.

Partendo dalla considerazione, tanto semplice quanto difficile, che i bambini hanno bisogno di sentirsi amati, non gestiti, proviamo a riscoprire coi nostri figli - attraverso i nostri figli, attraverso i loro occhi - la gioia di vivere!

Gioia di vivere è divertirsi con il proprio figlio e condividere con lui lo stupore di scoprire cosa significa sentirsi vivi e parte di un mondo pieno di meraviglie: ingredienti, questi, per  un senso positivo di sé.

Gioia di vivere è ricordare e riflettere sulle esperienze della vita di tutti i giorni, attività che genera in noi la sensazione di essere compresi e in relazione con gli altri.

Gioia di vivere è abbracciare le possibilità di divertimento e apprendimento che la vita quotidiana ci offre, scegliendo di trascurare, anche solo temporaneamente, i problemi e i crucci.

Gioia di vivere è capire che diventare genitori non vuol dire diventare insegnanti, ma capire che i veri insegnanti sono i nostri figli: essi ci possono insegnare molte più cose di quante noi mai potremo insegnarne a loro!

Fonte: D.J. Siegel & M. Hartzell (2019). Errori da non ripetere. Come la conoscenza della propria storia aiuta a essere genitori. Raffaello Cordina Editore.

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